Trapianto di microbiota intestinale: un’arma nell’arsenale della medicina moderna
Cresce sempre più l’attenzione sul trapianto di microbiota intestinale. Una pratica antichissima che affonda le proprie radici nella medicina cinese. Consiste nel trapiantare il materiale fecale da un donatore sano ad un soggetto affetto da una determinata malattia o condizione.
Tra le diverse procedure, la più utilizzata e meno invasiva è per via orale attraverso capsule gastroresistenti. Ad oggi il trapianto di microbiota intestinale è considerato una delle pratiche più innovative per modificare il microbioma intestinale e riportarlo ad un corretto funzionamento. Questa tecnica infatti supera i limiti degli approcci tradizionali. In primo luogo, perché la maggior parte della flora batterica che popola il nostro intestino non è coltivabile attraverso le tecniche microbiologiche di laboratorio. In secondo luogo, si è visto che i batteri presenti nelle feci umane hanno la capacità di colonizzare l’intestino in maniera permanente, a differenza di quelli alimentari o industriali che rimangono nell’apparato intestinale per circa due settimane.
Il trapianto di microbiota intestinale dunque rappresenta una potentissima arma nell’arsenale della medicina moderna nella lotta contro i batteri multiresistenti e le malattie che alterano il microbioma intestinale. Per questo è indicato nella cura di tutte quelle infezioni intestinali causate da batteri resistenti agli antibiotici e difficilmente trattabili farmacologicamente. Gli antibiotici infatti da una parte riescono a diminuire il livello di infezione, dall’altra però distruggono la biodiversità della flora batterica, indebolendo le difese immunitarie. Si instaura così un circolo vizioso che spesso determina una ricaduta al termine del trattamento antibiotico.
Con il trapianto di microbiota invece è possibile introdurre una flora batterica sana nel paziente, ripopolando il suo intestino e tenendo l’infezione sotto controllo. Questa capacità di regolare la disbiosi e normalizzare il microbioma lo rende particolarmente efficace anche nei casi di rettocolite ulcerosa, morbo di Crohn e nella colite pseudomembranosa sostenuta dal Clostridium difficile.
Poiché la flora intestinale influisce nell’assimilazione degli alimenti, il trapianto di microbiota intestinale rappresenta un’opportunità anche nella cura delle malattie metaboliche come il diabete e l’obesità. Nello specifico, uno studio condotto sui topolini germ-free dimostra in modo chiaro la correlazione tra microbioma e obesità. Prelevato il microbioma di due gemelli, uno obeso e l’altro magro, viene impiantato ciascuno in un topo germ-free. A distanza di tempo, si è visto che a parità di dieta il topo con il microbioma del soggetto obeso tende ad ingrassare; mentre il topo con il microbioma del soggetto magro mantiene lo stesso peso di partenza.
Nell’esperimento successivo viene impiantato il microbioma del topo magro nel topo grasso, osservando che quest’ultimo comincia a dimagrire grazie al progressivo modificarsi del microbioma intestinale, pur seguendo la stessa alimentazione di prima.
Nei soggetti obesi risulterebbe alterata la proporzione esistente tra Firmicutes e Bacteroidetes, che rappresentano normalmente più del 90% dei batteri che popolano il nostro intestino e che intervengono nell’estrazione delle calorie ingerite con il cibo. Recenti studi sembrano dimostrare che i Firmicutes hanno un’implicazione nell’assorbimento del glucosio, per questo una prevalenza di quest’ultimi sarebbe associata al rischio di sovrappeso, obesità e scompensi della glicemia.
Il trapianto di microbiota intestinale rappresenta uno dei trattamenti più innovativi del XXI secolo, in grado di offrire una cura per una vasta gamma di malattie e di gettare nuova luce sul ruolo del microbioma nelle malattie gastrointestinali e non solo.