Microbioma e Alimentazione

È ormai noto lo stretto legame tra dieta e microbioma intestinale, oggetto di continue ricerche scientifiche: l’alimentazione influenza infatti direttamente la qualità della flora batterica. Un’alimentazione equilibrata è alla base del benessere del microbioma intestinale che, a sua volta, favorisce uno stato di equilibrio e salute nell’individuo.

Nello specifico, alcuni studi hanno mappato lo stato di salute del microbioma intestinale umano, verificando una forte differenziazione geografica in base alla dieta comunemente diffusa nelle varie regioni del mondo. Queste ricerche hanno evidenziato, ad esempio, come la flora batterica delle popolazioni africane, la cui alimentazione è mediamente molto ricca di frutta e verdura, sia diversa da quella delle popolazioni occidentali, la cui dieta è costituita soprattutto da proteine, grassi di origine animale e carboidrati raffinati, ma povera di fibra. La carenza di fibra in particolare, dunque, può influenzare il microbioma, dato che è proprio la fibra il principale nutrimento dei microrganismi che lo compongono. È importante, allora, privilegiare una dieta ricca di fibre vegetali, il nutrimento principe dei batteri sani poiché, in loro assenza, i microorganismi si cibano di muco intestinale, danneggiandone la parete protettiva.

Le ricerche confermano come l’alimentazione “occidentale”, povera di fibre, ricca di grassi e zuccheri semplici, oltre che di additivi, incida sullo stato di salute. Gli individui delle popolazioni occidentali, infatti, risulterebbero maggiormente esposti al rischio d’insorgenza di obesità e di inflammaging, una condizione di infiammazione dell’organismo, possibile causa di malattie autoimmuni.

Protagonisti del microbioma sono i batteri buoni: tra cui i firmicutes (che favoriscono la digestione dei grassi), i batteroidi (associati ad un tipo corporeo slanciato e una minore infiammazione intestinale), e i bifidobatteri, che migliorano la funzionalità intestinale ed epatica.
Questi batteri “amici” dell’intestino convivono e combattono, in casi di squilibrio, i batteri cattivi, quali l’escherichia coli e la salmonella, batteri patogeni che rallentano la motilità intestinale, favorendo la fermentazione e la putrefazione intestinale.

Esistono, però, degli alimenti capaci di coadiuvare il rispristino del corretto equilibrio batterico intestinale, proteggendo la flora intestinale e supportando l’apparato digerente nelle sue funzioni: sono i cosiddetti “cibi probiotici”, contenenti microrganismi vivi, la cui peculiarità è quella di stimolare gli enzimi e i succhi gastrici. I probiotici, insieme ai prebiotici, sono in grado di contrastare la disbiosi intestinale, ovvero lo squilibrio nella natura e nella quantità della popolazione batterica intestinale.

Mal di pancia dopo i pasti, gonfiore addominale, diarrea o stipsi sono solo alcuni dei principali sintomi di un malessere del nostro intestino. L’esponenziale aumento delle allergie e delle intolleranze alimentari che si registra nei paesi occidentali è un altro campanello d’allarme che è impossibile ignorare. Attraverso una dieta sana ed equilibrata si può arrivare ad avere un corredo batterico ampio e variegato, aiutando così il nostro corpo a difendersi dagli attacchi esterni e rafforzando le nostre difese immunitarie. Tutelare la biodiversità della flora batterica è, così, il primo passo per migliorare la nostra salute. Una sfida quotidiana che ha inizio a tavola.

Microbioma intestinale: i fattori esterni che lo influenzano

Il microbioma intestinale, come un’impronta digitale diversa per ciascun individuo, ci accompagna per tutta la vita. Eppure la sua evoluzione è influenzata da numerosi fattori esterni. Tutto ha inizio con il parto. Nel grembo materno il neonato è sprovvisto di microbi. È al momento della nascita che, per la prima volta, entra in contatto con questi microrganismi. Il tipo di parto influisce sulla tipologia di batteri che popoleranno l’organismo del bambino.
Con il parto naturale, i primi batteri con cui il neonato entrerà in contatto sono quelli della flora batterica genitale della madre, che gli forniranno sin da subito la capacità di metabolizzare il latte materno e sviluppare buone difese immunitarie. Mentre con il parto cesareo, la prima flora batterica con cui il neonato entra in contatto è quella della cute della madre, ragione per cui è più probabile che il bambino possa avere problemi digestivi o essere più carente di difese immunitarie.

Nelle fasi di vita successive, l’allattamento ricopre un ruolo determinante nella formazione del microbioma. I bambini allattati al seno, in un arco di tempo compreso tra i 6 e i 12 mesi, entrano in contatto con i batteri presenti sia sulla pelle della madre sia nel latte, sviluppando così un microbioma ricco di batteri “buoni” e perfettamente in grado di esercitare un effetto barriera verso i batteri patogeni. Nei due/tre anni di vita successivi, il microbioma del bambino continuerà ad evolversi in risposta ai diversi stimoli cui verrà sottoposto dall’ambiente che lo circonda.

Anche l’uso prolungato e ripetuto di antibiotici può incidere negativamente sulla composizione del nostro microbioma, riducendone la biodiversità e impoverendone la popolazione probiotica soprattutto nella prima fase del suo sviluppo (i primi due-tre anni di vita) e anche in età adulta.

Inoltre, esiste una strettissima correlazione tra alimentazione e microbioma. Una dieta corretta è alla base del benessere del microbioma intestinale. Per esempio, i regimi alimentari dei paesi industrializzati (caratterizzati da cibi ad alto contenuto calorico, ricchi di zuccheri e grassi e carenti di fibre, per l’assunzione di poca frutta, cereali integrali e verdure), possono alterare il microbioma. Poiché ne riducono la biodiversità e compromettono la funzione di barriera protettiva intestinale, favoriscono l’insorgenza di processi infiammatori. Numerosi studi scientifici dimostrano come un microbioma in salute possa essere utile nella prevenzione delle malattie tipiche dell’invecchiamento.

Anche una corretta idratazione è alla base del buon funzionamento del nostro intestino. Questo perché l’organismo umano è costituito per il 50-70% di acqua e, dal punto di vista della fisica quantistica, ben il 98% delle molecole del nostro corpo sono molecole di acqua. Allo stesso modo, l’attività fisica può migliorare la funzionalità del microbioma intestinale, purché sia costante e di moderata intensità (lo sport agonistico, invece, può essere dannoso per il nostro microbiota intestinale).

Per la sua componente nervosa, l’intestino è noto anche come “secondo cervello”. Ecco che allora, lo stress cronico ha effetti negativi sul microbioma, causando disordini intestinali di vario tipo, come la sindrome del colon irritabile.

E così che una parte interna del nostro organismo come il microbioma intestinale, può essere influenzato da fattori esterni.

Microbiota e microbioma: quali sono le differenze?

Microbiota e microbioma sono due termini che vengono spesso usati in modo alternato. Anche se, generalmente, questo utilizzo non compromette la comprensione, in realtà microbiota e microbioma non sono sinonimi. Vediamo dunque in cosa consiste la loro differenza.

Il microbiota umano è l’insieme di microrganismi che vivono nel nostro organismo. Simbionti che risiedono principalmente nel nostro intestino e che, quando sono in equilibrio, ci aiutano a stare meglio, sostenendo il sistema immunitario.
Il microbioma, invece, è il patrimonio genetico posseduto dal microbiota. Geni contenuti dai microrganismi espressi dal microbiota, che sono presenti in diverse zone del nostro corpo, non solo quella intestinale. Il corpo umano è costituito da circa 30mila miliardi di cellule, che funzionano all’unisono quando siamo in equilibrio e in salute. I batteri che costituiscono il microbiota posseggono 10 volte il numero di cellule rispetto a quelle del corpo umano. Il patrimonio genetico del microbioma è costituito da 1 milione di geni, mentre solo 23 mila sono quelli di origine umana.

Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito allo sviluppo della metagenomica. Una moderna tecnica che consiste nello studio dei microrganismi direttamente nel loro ambiente. Ciò ha contribuito ad aumentare le ricerche scientifiche su microbiota e microbioma, andando anche ad individuare la complessa trama di interazioni tra batteri e organismo. Il microbioma è, come detto, il patrimonio genetico posseduto dal microbiota. I geni espressi nel microbioma umano, codificano per alcune molecole e composti fondamentali per il funzionamento degli organi, che il nostro corpo non produce in modo autonomo. Addirittura il 99% dei nostri geni appartiene ai batteri del microbioma, che può essere considerato alla stessa stregua di un organo “aggiuntivo”. Questi geni sono complementari ai nostri geni e favoriscono il mantenimento del nostro stato di salute, in modo preventivo e/o curativo.

L’insieme dei microrganismi che in maniera fisiologica, o talvolta patologica, vivono in simbiosi con il corpo umano”. Questa è la definizione scientifica di microbiota umano. Questi microrganismi, sono presenti in tutto il corpo, tranne che nel cervello e nel sistema circolatorio e vivono concentrati principalmente nel nostro intestino. Il microbiota umano è costituito da un totale di circa 38.000 miliardi di batteri. Il microbiota influisce sulla regolazione delle attività metaboliche del nostro organismo. Come pure recenti scoperte hanno rivelato che il microbiota intestinale agisce anche sulla sfera psicologica, a causa della sua influenza sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e sul sistema serotoninergico, il cosiddetto brain-gut axis. Altro ruolo fondamentale del microbiota umano è il sostegno del sistema immunitario (che si sviluppa durante la prima infanzia) e la sua funzione nello stato di infiammazione del corpo.

Il microbiota intestinale può venire alterato da fattori esterni quali il momento del parto, il tipo di allattamento, l’alimentazione, l’uso di farmaci (specialmente antibiotici) e la tipologia di batteri presenti nell’ambiente quotidiano. Da una condizione di equilibrio, detta eubiosi, si può dunque passare ad uno stato di squilibrio, detto disbiosi. È proprio a causa della disbiosi che sono in aumento le malattie (allergie, infiammazioni, problemi cardio-vascolari, tumori, patologie neurologiche etc.) definite del “progresso”. Da qui l’importanza della ricerca scientifica riguardo lo studio del microbiota e del microbioma.

Il Dott. De Nobili si avvale del test del microbioma intestinale, con lo scopo di valutare la composizione generale della flora batterica residente e di individuare un piano personalizzato e un bilanciamento corretto delle specie batteriche prese in esame. Uno screening dello stato del proprio intestino può preservarne l’equilibrio e, soprattutto, prevenire o curare eventuali patologie.

PotenziAttiva, la società italiana di Medicina Potenziativa

Negli ultimi anni si è diffuso un nuovo concetto di salute, maggiormente in linea con la definizione data dall’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità), ovvero uno “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non la semplice assenza di malattia”.

È di grande attualità il dibattito etico e deontologico che ruota attorno al tema della Medicina Potenziativa, quella parte di medicina rivolta all’intenzionale modifica e al potenziamento del naturale funzionamento psico-fisico dell’uomo, con l’obiettivo di migliorare il valore della performance a 360°, raggiungendo il massimo delle proprie prestazioni e rimanendo più forti e più resistenti nel tempo alle malattie.

Se la medicina come la conosciamo oggi previene, cura e riabilita, la Medicina Potenziativa agisce aumentando le fisiologiche capacità umane. Cambia, così, il paradigma della medicina, che non si rivolge solo ed unicamente alla persona malata, ma anche alla persona sana per “potenziarla”.

Nell’ottica di promuovere questa nuova frontiera per il benessere della persona, è nata PotenziAttiva, la società scientifica per la ricerca, l’analisi bioetica e la divulgazione della Medicina Potenziativa.
Composta da un board di specialisti e professionisti con esperienza decennale, PotenziAttiva opera abbracciando diversi settori di interesse: dallo stress ossidativo al well-aging, dalla nutrizione alla medicina dello sport, dalla medicina e chirurgia estetica alla patologia clinica.

La nutrizione, l’esercizio fisico e la gestione dello stress regolano quotidianamente il nostro organismo. Uno stile di vita imperfetto può portare a micro carenze e squilibri nutrizionali, come anche a una cattiva gestione della sfera emozionale e dell’attività fisica, che sono causa e concausa dell’aumento dello stress ossidativo: situazione che determina un più rapido invecchiamento cellulare, oltre ad essere associata a circa 50 diverse patologie.
Per questo la scienza negli ultimi anni sta ponendo sempre più attenzione all’epigenetica: l’importanza dello stile di vita quale principale fattore regolatore dell’espressione genica del DNA.

Il Metodo PotenziAttiva agisce sulle cause che alterano l’omeostasi ideale e mira a riequilibrare l’organismo, intervenendo su aspetti quali la correzione ponderale; l’ottimizzazione del peso, con attenzione al mantenimento della massa muscolare e alla riduzione del grasso localizzato; il miglioramento dell’efficienza psico-fisica; il riequilibrio dello stress ossidativo cellulare e la consapevolezza nutrizionale.

PotenziAttiva vuole, così, sostenere i propri pazienti in un percorso di invecchiamento in salute, perché uomini e donne in uno stato di benessere e di equilibrio cellulare e mentale rappresentano una sfida entusiasmante, oltre che un dovere sociale.

Da settembre 2018 il Dott. Emanuele De Nobili ricopre l’incarico di membro e consigliere della Società Italiana di Medicina Potenziativa, apportando le sue conoscenze e la sua esperienza decennale nel campo della Medicina Anti-Aging, della Dietetica e della Nutrizione.

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